Il Cancro- Effetti Psicologici

 
 
 
 
 
 
 

Con il termine cancro si definisce un insieme di malattie con eziopatogenesi multifattoriale, caratteristiche cliniche e prognosi diverse, che hanno in comune un’alterazione del normale processo di riproduzione cellulare. Ci si ammala quando una “mutazione maligna” altera il regolare meccanismo di morte cellulare programmata (apoptosi) per cui i gruppi di queste “cellule impazzite” iniziano a moltiplicarsi in maniera incontrollata.

La malattia oncologica viene vissuta, inconsciamente, nella nostra cultura, come una “condanna a morte” poiché nel nostro immaginario collettivo la parola “cancro” è associata automaticamente all’idea di morte (cancro=morte è una classica equazione simbolica).

La patologia oncologica rappresenta l’archetipo della malattia mortale e pertanto, quando si presenta genera inevitabilmente una grave crisi emozionale che coinvolge, oltre al paziente, il nucleo familiare e l’ambiente nel quale è inserito, determinando un bisogno di contenimento per tutto il sistema.

Non esistono tumori di scarsa rilevanza: ogni esperienza apre interrogativi esistenziali sul valore della vita, sul dolore, sulla morte e sul senso umano di impotenza in pazienti e caregivers rimettendo in discussione il rapporto con il proprio corpo, il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte, così come alle relazioni familiari, sociali e professionali.

L’esperienza oncologica determina profonde ripercussioni nella sfera psicologica, affettiva, familiare, sociale e anche sessuale.

Più del 30% dei pazienti oncologici presenta un comprovato quadro di sofferenza psicologica.

Dopo la diagnosi di tumore, sono comuni i vissuti reattivi di caos, disorientamento, rabbia, congelamento del pensiero, difficoltà di adattamento, ansia e depressione, che influiscono sulla qualità della vita del paziente, sull’equilibrio familiare, sull’aderenza ai trattamenti medici e sul recupero delle condizioni di salute.

L’ansia e la depressione rappresentano gli indicatori più diffusi di sofferenza psicologica durante ogni fase di malattia e frequentemente persistono anche in seguito alla guarigione fisica. A livello psichico, si rimane pazienti oncologici per sempre: anche il paziente “guarito” fisicamente, mostrerà maggiori fragilità e rischierà di convivere con uno stato di angoscia, di allerta e di bisogno di controllo per via di un pericolo (la recidiva) costantemente dietro l’angolo.

La malattia oncologica non è solo un’esperienza di sofferenza individuale, ma anche familiare.

Il cancro ha un effetto significativo sui rapporti interpersonali e può avere delle ripercussioni psicologiche e/o psicopatologiche nel caregiver e nella famiglia. La tensione emotiva (distress), il carico oggettivo (burden), e la preoccupazione per il congiunto ammalato rappresentano gli indicatori principali del peso psicologico e sociale della malattia sui familiari. Anche i caregivers presentano frequentemente  umore depresso, reazioni post-traumatiche e disturbi dell’adattamento, con una maggiore frequenza di casi di sintomatologia ansiosa e umore depresso nei figli e nei partner del paziente oncologico. Anche la struttura delle relazioni familiari viene negativamente influenzata dalla malattia: in famiglia si evidenziano frequentemente conflitti di ruolo, crescenti difficoltà di comunicazione, isolamento sociale, disorganizzazione o esasperato invischiamento.

Molti malati di cancro (e alcuni caregivers ) perdono la spinta a progettare fluidamente la propria vita nel futuro, anche una volta guariti. È comune, durante e dopo la malattia, che si smetta di fare programmi o si perda il desiderio di farli; può capitare che ci si sospenda nel presente in maniera difensiva sino a bloccarsi nell’attesa che si verifichi nuovamente una catastrofe (la recidiva).

L’esperienza melanconica di blocco esistenziale che accompagna la perdita della possibilità di pensare pensieri nel futuro viene definita “lutto della progettualità” . Come ogni “lutto” necessita di un’elaborazione che  implica un lavoro sui cambiamenti, sulle emozioni, sulle trasformazioni che il cancro in maniera indelebile determina nel paziente e nel sistema famiglia.

Il paziente oncologico e i suoi caregivers , dunque, si trovano a dover affrontare una condizione diversa da quella vissuta precedentemente e devono apportare delle modifiche inevitabili al proprio vivere.

La psico-oncologia è la disciplina che si occupa delle conseguenze psicologiche causate da un tumore maligno. Il dolore psicologico, al pari del dolore fisico, è in tutto e per tutto un parametro vitale da monitorare regolarmente durante il lungo percorso di malattia e di follow-up, in tutti gli “attori” coinvolti. Come sappiamo, mente e corpo non rappresentano due mondi separati, ma un continuum funzionale inscindibile: è importante intervenire sul benessere della mente per tutelare il corpo e aumentarne le possibilità di cura.

La letteratura scientifica attesta gli effetti positivi del supporto psicologico e psicoterapico in oncologia, tanto sull’adattamento, quanto sulla qualità della vita e sul reinserimento sociale. L’adesione a percorsi psico-oncologici, dunque, garantisce alla persona ammalata di tumore e ai suoi caregivers, una qualità di vita migliore e un’assistenza ottimale che rappresentano rispettivamente un “diritto”di ogni cittadino e un “dovere” della scienza medica.


 

Per Approfondire

Nesci D.A, Poliseno T.A., (1997) Metamorfosi e Cancro – studi di Psico-Oncologia, SEU

Quattropani, M. C., Lenzo, V., and Filastro, A. (2017). Predictive factors of anxiety and depression symptoms in patients with breast cancer undergoing chemotherapy. An explorative study based on metacognitions. J. Psychopathol.

Società Italiana di Psico-Oncologia: Standard, opzioni e raccomandazioni per una buona pratica psico-oncologica. SIPO, II Edizione, 2011

Swartzman, S., Booth, J. N., Munro, A., and Sani, F. (2017). Posttraumatic stress disorder after cancer diagnosis in adults: a meta-analysis. Depress Anxiety

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